Si è appena concluso il G20 di Roma (People – Planet – Prosperity) che ha dedicato gran parte dei lavori alla lotta al cambiamento climatico.
Sebbene il presidente Draghi abbia dichiarato sia stato “un successo” e che, con riferimento al clima, “abbiamo mantenuto in vita un sogno”, rimane emblematica la foto dei principali leader mondiali davanti alla Fontana di Trevi che hanno sancito il loro desiderio di raggiungere la neutralità climatica “entro o vicino a metà del secolo” con il classico lancio della monetina. Nessuna data cogente, nessun nuovo impegno vincolante, ma soltanto un desiderio a racchiudere le ambizioni dei principali paesi che rappresentano tre quarti delle emissioni di C02.
“Le speranze sono state disattese, ma non sepolte” ha dichiarato Antonio Guteress il Segretario Generale delle Nazioni Unite, a riprova del fatto che ci si attendeva di più. Significativa la mancata presenza fisica dei leader di Cina, Russia e Arabia Saudita che – da remoto – hanno rilanciato al 2060 la data entro la quale prevedono di raggiungere la neutralità climatica.
La dichiarazione finale del G20 ha comunque riconosciuto che “rimaniamo impegnati nell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali, anche come mezzo per consentire il raggiungimento dell’Agenda 2030. Riconosciamo che gli impatti del cambiamento climatico a 1,5°C sono molto inferiori rispetto a 2°C. Mantenere 1,5°C a portata di mano richiederà azioni e impegno significativi ed efficaci da parte di tutti i paesi (…). Attendiamo con impazienza una COP26 di successo. In questo sforzo, informati dalle valutazioni dell’IPCC, accelereremo le nostre azioni attraverso la mitigazione, l’adattamento e la finanza, riconoscendo l’importanza fondamentale di raggiungere emissioni nette globali di gas serra pari a zero o la neutralità del carbonio entro o intorno alla metà del secolo e la necessità di rafforzare sforzi globali necessari per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.”
Proprio sulla base dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che, ancora una volta, ha mostrato che occorrono riduzioni immediate, rapide e sostanziali alle emissioni per evitare conseguenze disastrose, il G20 ha di fatto portato l’obiettivo climatico da 2 gradi a 1,5 gradi, riaffermando la più ambiziosa delle soglie indiate dall’Accordo di Parigi.
Il Presidente Draghi ha rimarcato che “dobbiamo ascoltare gli avvertimenti provenienti dalla comunità scientifica globale; affrontare la crisi climatica in questo decennio; e onorare l’Accordo di Parigi e l’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030.” “Possiamo agire ora o pentircene in seguito” ha enfatizzato il presidente Draghi, affermando che “il costo dell’azione – per quanto alto possa sembrare – è banale rispetto al prezzo dell’inerzia”.
A riguardo, non va minimizzato l’impegno – riaffermato rispetto agli Accordi di Parigi – assunto dai paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 e annualmente fino al 2025 per affrontare le esigenze dei paesi in via di sviluppo.
Rimane comunque cauto ottimismo per la COP26 già avviata in prosecuzione del G20, con l’auspicio del Presidente Draghi: “(…) la Cop26 deve segnare l’inizio di una campagna permanente. Ogni anno dovremmo chiederci se abbiamo fatto abbastanza per cambiare rotta. E se le generazioni future ci guarderanno con gratitudine o risentimento.”
Per maggiori approfondimenti: ECOVIS STLex – Energy Department