Con sentenza del 29 aprile 2021, la Corte costituzionale federale tedesca ha giudicato parzialmente incostituzionale la legge federale sui cambiamenti climatici del 12 dicembre 2019 – che disciplina gli “obiettivi climatici nazionali” e definisce i “limiti di emissione annuali” di gas serra fino al 2030 (il c.d. “Klimatpaket”) – in quanto troppo poco ambiziosa nel programma di riduzione delle emissioni di CO2.
La Corte costituzionale tedesca ha stigmatizzato l’assenza di indicazioni dettagliate sulla riduzione delle emissioni di CO2 dopo il 2030 e dichiarato, pertanto, che le attuali previsioni della legge federale sul clima rischiano di comprimere i diritti e le libertà fondamentali delle persone, soprattutto quelle più giovani, in quanto «scaricano in modo irreversibile i maggiori oneri di riduzione delle emissioni su periodi successivi al 2030», cioè su coloro che saranno adulti quando i costi e gli impatti del riscaldamento globale saranno ancora più pesanti di quanto siano oggi, se la riduzione delle emissioni sarà tardiva e insufficiente.
Difatti, osservano i giudici, “le disposizioni che oggi consentono di emettere CO2 costituiscono una minaccia legale irreversibile alla libertà futura, perché ogni quantità di CO2 oggi consentita restringe le opzioni rimanenti con cui ridurre le emissioni […]”.
Peraltro, spiegano ancora i giudici, se avremo esaurito quasi tutto il budget di CO2 nei prossimi dieci anni, ci sarà meno tempo a disposizione per introdurre gli sviluppi tecnologici, sociali e degli stili di vita necessari a contrastare il cambiamento climatico. Il rischio, quindi, è che si dovranno adottare misure e restrizioni più drastiche dopo il 2030, con un impatto sproporzionato sui diritti fondamentali delle future generazioni.
Sentenza rivoluzionaria nel panorama giurisprudenziale europeo che sancisce la protezione del clima tra i diritti fondamentali dei cittadini, e soprattutto dei più giovani, avendo le emissioni di gas serra un impatto su «virtualmente, tutti gli aspetti della vita umana».
In un’ottica di contrapposizione generazionale, viene sancito l’obbligo di salvaguardare le nuove generazione garantendogli un clima migliore.
Anche la Corte suprema olandese si è già pronunciata lo scorso 21 dicembre 2020 in materia condannando addirittura lo Stato olandese, reo di non aver fatto abbastanza per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, a ridurre entro la fine del 2020 le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 25% rispetto al 1990. La Corte suprema olandese ha statuito che il mancato rispetto del suddetto limite costituisce una violazione degli articoli 2 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani che tutelano il diritto alla vita e al benessere delle persone.
Altresì rivoluzionaria la sentenza del Tribunale dell’Aja del 26 maggio scorso che ha condannato la compagnia petrolifera Shell a rivedere i propri obiettivi di riduzione di emissione di CO2 ritenuti non in linea con gli Accordi di Parigi. Il Tribunale ha peraltro imposto ad un soggetto privato l’obbligo di rispettare quanto previsto a negli Accordi (fra Stati) di Parigi, rivendendo in maniera più “concreta” la propria politica di sostenibilità.
Si tratta delle prime significative pronunce giurisprudenziali che intervengono a supporto degli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050 perseguiti dalla UE nell’ambito del Green Deal europeo nonché da tutti gli Stati aderenti all’Accordo di Parigi 2015 (inclusi gli Stati Uniti appena rientrati con l’amministrazione Biden e la guida dell’inviato speciale del presidente per il clima John Kerry) che vedrà la prossima COP 2021 a Glasgow a guida italiana.
Per maggiori informazioni: ECOVIS STLex – Energy Department